03/06/2021

Riprende il via, oggi, il progetto “Giocare, imparare, crescere. Alternative all’esclusione tra creatività e incontro”, realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Politiche della Famiglia.

Il nostro obiettivo è quello di sostenere le generazioni più giovani (e le loro famiglie) in questo momento storico, ancora segnato dalle conseguenze del Covid-19: un virus dalle conseguenze anche sociali, che ha inferto ferite profonde nell’orizzonte di chi viveva, già prima, in condizione di svantaggio.

6 mesi di "Giocare, imparare, crescere" e… una fiaba

Il progetto "Giocare, imparare, crescere", realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Politiche della Famiglia, ha compiuto 6 mesi.

È stato un progetto molto importante, che ci ha dato la possibilità di conoscere tanti altri bambini, adolescenti e adulti. È stato molto bello, soprattutto visto il periodo tanto difficile segnato dalla pandemia, poter parlare di intercultura, accoglienza, uguaglianza e diversità, diffondendo ancora di più questi valori.

In occasione dei 6 mesi di vita del progetto, vogliamo condividere con voi una fiaba che i minori hanno realizzato nel corso di uno dei laboratori attivati attraverso il progetto stesso, quello di scrittura/narrazione.

24 dicembre 2020

Quest’anno, lo sappiamo, sarà un Natale diverso. La pandemia ce lo impone, e noi siamo lieti di accogliere tutte le restrizioni giustamente imposteci, augurandoci di poter disporre quanto prima di un vaccino contro il covid-19. In questi mesi, attraverso il progetto “Giocare, imparare, crescere”, realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia, abbiamo tentato di lenire, nel nostro piccolo, le ferite sociali inferte dal virus. Ringraziamo, in particolare, i “nostri” bambini e ragazzi, e tutti gli adulti che ci hanno accordato la loro fiducia. Vederli frequentare il nostro Centro interculturale è stata una gioia immensa. GRAZIE! Pubblichiamo una poesia di Gianni Rodari che i nostri bambini e ragazzi hanno tanto apprezzato.

bandiera rom

In questi quattro mesi, anche diversi rom sono giunti presso il nostro Centro interculturale territoriale previsto dal progetto “Giocare, imparare, crescere”, realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia.

Identifichiamo come appartenenti a questa etnia soltanto le persone che ne rispecchiano l’immagine stereotipata: gonne lunghe, denti d’oro… pensiamo che abitino nei cosiddetti “campi” in virtù di loro motivazioni culturali, ignorando spesso che quegli spazi sono un’invenzione della nostra società, la quale ogni anno spende un’infinità di denaro pubblico per mantenere in vita tali “baraccopoli”. Baraccopoli molto simili ai “borghetti” in cui hanno abitato, fino agli anni Ottanta, persone italianissime (provenienti dalla Ciociaria, dal Meridione ecc.), la cui realtà è stata  magistralmente descritta da studiosi e artisti come Ferrarotti, Pasolini, Scola.  Spesso ignoriamo che la maggior parte dei rom che vive nei “campi” vi è giunta perché in fuga dalla guerra, quella scoppiata agli inizi degli anni Novanta nei territori dell’Ex Jugoslavia.

Il nostro progetto “Giocare, imparare, crescere”, ha compiuto tre mesi. Abbiamo accolto, in questo tempo trascorso insieme, tanti bambini, adolescenti, giovani. Ma anche molti adulti. Grazie alle attività portate avanti, tra distanziamento fisico e vicinanza affettiva, abbiamo potuto conoscere ancora meglio la resilienza (nonostante tutto!) delle persone che abitano il nostro territorio e la nostra città.

Abbiamo potuto toccare con mano quanto la pandemia sia stata la causa di un devastante aggravamento della realtà socioeconomica di chi già versava in condizioni di svantaggio. Ma non solo. Anche persone che, prima, riuscivano facilmente a sbarcare il lunario, stanno adesso vivendo una realtà devastante. Oltre alle difficoltà oggettive, queste persone sono esposte alla vergogna e al senso di colpa indotti da questa società.

Una società che interpreta la povertà e le difficoltà economiche come una disfatta del singolo individuo, piuttosto che come un fallimento del sistema. Quest’idea è un agente patogeno pericolosissimo che meriterebbe riflessioni quotidiane, perché corrode nel profondo la dignità delle persone. Sono persone che rifuggono gli sguardi, che in modo concitato giustificano il loro accesso presso il nostro segretariato, che sottolineano come i loro figli non abbiano mai frequentato “questi laboratori”. Si tratta di difficoltà e di vissuti che accomunano italiani e stranieri: commercianti, liberi professionisti, dipendenti di piccole attività…