Il Progetto Sinago, attivato nel 2010, è articolato secondo progetti individualizzati sul minore, suddivisi in: interventi domiciliari effettuati da uno psicologo di riferimento; attività laboratoriali presso il Centro “Casetta Rossa” supportate dalla presenza di uno psicologo; sostegno psicoterapeutico individuale e familiare dove richiesto; incontri di rete con i referenti della scuola, dei servizi sociali e dei servizi sanitari.
Obiettivi specifici dell’intervento:
- offrire ai ragazzi con disagio psico-sociale l’opportunità di costruire una relazione significativa di sostegno, accompagnamento e di rispecchiamento delle varie funzioni e capacità, passando per la condivisione delle attività quotidiane;
- mediazione tra il minore, la sua famiglia e le istituzioni;
- sostegno didattico, inserimento scolastico o professionale, inserimento in centri di aggregazione giovanile;
- inserimento in attività laboratoriali terapeutiche e formativo-occupazionali;
- creazione di un’attività di rete con altre risorse del territorio;
- rafforzamento della rete sociale primaria (familiare) e secondaria (amicale) e costruzione di network solidali tra famiglie (minori e nuclei familiari multiproblematici), anche attraverso la promozione di nuove forme di accoglienza (centro diurno a tempo pieno o part-time).
L’intervento di sostegno psicosociale si propone come un’area intermedia che permetta all’adolescente di utilizzare la figura dello psicologo ai livelli di accessibilità dell’esperienza più adatti al suo attuale funzionamento psichico. Da un punto di vista operativo, la figura dello “Psicologo di riferimento” ha anche la funzione di dare importanza a un lavoro di ristrutturazione del Sé e di un funzionamento che passa per il “fare insieme” e la condivisione del piacere nelle attività, favorendo il sostegno/rafforzamento delle funzioni intrapsichiche e la valorizzazione delle potenzialità individuali di crescita. Questo tipo d’intervento sembra indicato in quelle situazioni in cui il funzionamento mentale, sociale e relazionale dell'adolescente è in stato di “stallo” e, comunque, quando il minore, pur avendo bisogno di un sostegno psicologico, non riesce ad utilizzare una “cura” centrata esclusivamente sulla “parola”, trovandosi orientato principalmente verso azioni e comportamenti, spesso auto ed etero-lesivi.
In una fase in cui un aspetto della vita emotiva e affettiva dell’adolescente è in stretta correlazione e interscambio con il suo ambiente di vita e i suoi mutamenti, lo psicologo di riferimento svolgerebbe una funzione di Io-ausiliario e di collante in grado di riconoscere, tollerare ed elaborare i continui passaggi da una realtà interna a una esterna, promuovendo il piacere della condivisione nell’attività e nello scambio, rendendo tollerabile l’espressione di una conflittualità, grazie al suo utilizzo in un clima emotivo positivo.